giovedì 21 febbraio 2013

Viva la pappa!!


immagine tratta da:
https://www.google.it/search?q=bambino+con+cappello+da+cuoco+mestolo+e+pentola&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=UfbLUf_mJMnMOI2jgZgL&ved=0

giovedì 7 febbraio 2013

Pappa al nido... ecco come!


L’importanza della routine del pranzo è legata soprattutto alle molteplici interazioni che tale momento permette sia tra educatrice-bambini sia tra soli bambini, influenzandone positivamente il loro sviluppo cognitivo, del linguaggio e socio-emotivo.
 Il pranzo permette di sviluppare  l’attaccamento sicuro e il calore umano, di aumentare la sensazione di sicurezza e d’accettazione da parte degli altri, contribuendo al generale benessere psicofisico dei bambini, alla loro autonomia e auto-efficacia.
E’ dunque fondamentale in un nido progettare il pranzo in maniera sinergica con le altre attività e situazioni della mattina.

Aspetti importanti da sottolineare:


1. Socializzazione durante la routine del pranzo


Il ruolo principale dell’educatrice di asilo nido durante la routine del pranzo riguarda la promozione della socializzazione tra i bambini.
Per incentivare la socializzazione possono essere applicati alcuni principicon i bambini di tutte le età:

    • Atmosfera calma e piacevole (rallentando il ritmo con canzoni e verbalizzazioni legate alla preparazione; evitando tensioni, conflitti...)
    • Ambiente appropriato, riconoscibile ed esteticamente gradevole
    • Educatrici partecipanti Posti fissi a tavola

2. Aspetti comunicativi del pranzo: la comunicazione con ciascun bambino


Alimentare un bambino è sempre una forma di comunicazione.
In sintesi, l’obiettivo educativo di questa comunicazione è far sì che il bambino si senta esser degno di amore e fiducia.
Ciò non si esprime in quantità di cibo assunte, ma in tono della voce, contatto oculare, espressione del viso e atteggiamento, tempo effettivamente messo a disposizione di ciascun bambino.
Al messaggio proveniente dall’educatrice si aggiunge poi il messaggio che il bambino desume dal contesto: il pranzo è un momento sociale in cui egli può esprimersi e essere competente.
Un aspetto comunicativo particolare è l’affermazione della propria autonomia anche durante il pranzo, già dai primi mesi.

3. Uso del cucchiaio durante la routine del pranzo

E’fondamentale valorizzare il naturale interesse dei bambini a nutrirsi da soli già dalla prima volta che essi afferrano un cucchiaio. Per i bambini l’uso di una posata è un modo per affermare la propria autonomia, sviluppando nel contempo la coordinazione oculo-manuale e interagendo in modo diverso con l'educatrice e i pari vicini.
In particolare, i lattanti devono maneggiare il cibo per sviluppare la coordinazione e l’abilità di nutrirsi da soli, ottengono in questo modo esperienze sensoriali di grande valore nel toccare il cibo.
Le educatrici devono essere consapevoli dei complessi bisogni dei bambini e sostenere i loro sforzi, non sostituendosi a loro ma affiancandoli con il doppio cucchiaio. In pratica, le educatrici devono prendere un altro cucchiaio e lavorare in squadra col bambino, lasciandolo libero di esplorare e sperimentare con la propria alimentazione.
Bisogna inoltre ricordare che l’uso del cucchiaio non sostituisce quello delle mani che rimarranno ancora a lungo il principale, e per molti preferito, strumento per afferrare il cibo, mangiare e giocare con esso.


Fonte, tratto da: "ProgettoAsiloNido"
http://www.progettoasilonido.org/index.php/teoria-e-pratica-al-nido/vita-al-nido/routine-e-rituali/155-routine-al-nido-pranzo

Routine al nido....la pappa fuori casa!


Il pranzo è un momento fondamentale per i bambini dell’asilo nido e perciò deve essere ben progettato e sviluppato dalle educatrici, in modo da esaltarne le valenze educative. Vari sono gli aspetti educativi del pranzo da sottolineare; l’interazione coi bambini, gli aspetti sociali all’apprendimento, le prime regole a tavola, l’uso del cucchiaio e delle posate, la fase finale del pranzo, la pulizia e il riordino del proprio spazio.



sabato 26 gennaio 2013

Strategie vincenti!




Le strategie per una nutrizione ideale capace di vincere l'inappetenza sono:


- Invitate i piccoli a farsi la porzione da soli. Sarà un ottimo esercizio per stimolare l'appetito del bambino e insegnare loro ad autoregolarsi. 


- Apparire disinteressati. In questo modo ciò che il bambino mangia non diventa un problema e si può ristabilire la naturalezza del pasto e dell'alimentazione. 


- Assecondare i suoi gusti. Non obbligatelo a mangiare ciò per cui prova avversione o aumenterà la sua inappetenza. Se non gradisce gusti particolari, se rifiuta un determinato alimento, potete evitarlo: nessun cibo è insostituibile.

-Apparecchiamo per bene la tavola, soprattutto il suo posto-tavola. Se l’età lo consente facciamolo insieme, se no facciamogli trovare anche il vassoio del suo seggiolone ben apparecchiato: ciotola, posatine, bicchiere, bavaglino pronto da indossare. Diamogli un segnale che si sta per mangiare, in modo che lo sappia, che sia preparato. Avvertiamolo che è quasi pronto.

Fonte, tratto da: "Cosa fare quando i bambini non mangiano" RIZA.it la via del benessere.
http://www.riza.it/figli-felici/alimentazione/2057/cosa-fare-quando-i-bambini-non-mangiano.html

Da evitare!

 


Importante è cercare di evitare: gli atteggiamenti che rinforzano l'inappetenza dei bambini, ad esempio:
- Forzarli. Costringendo i bambini a mangiare otteniamo un rifiuto ancor più pronunciato sul momento e, a lungo andare, un atteggiamento di inappetenza che può consolidarsi.
- Distrarli è sbagliato poiché è opportuno che la nutrizione sia consapevole.
- Pregarli. I bambini rimangono smarriti e perplessi di fronte all'espressione di un genitore preoccupato perché ha smesso di mangiare.
- Punirli o premiarli. Il cibo non deve diventare il metro con cui valutare quanto il piccolo è "bravo" o "ubbidiente". 

- Inoltre è opportuno evitare di presentare grandi porzioni che possonono provocare ansie; ricordiamoci che sono bambini e che per loro sono adatte delle mini-porzioni!!

Aiuto!!!!! Il mio bambino non mangia...


 
immagine tratta da:
https://www.google.it/search?q=bambino+che+piange&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=3PfLUcG1NMLvPJrpgOgG&sqi=2&ved=0CAcQ_AUoAQ&biw=1280&bih=653#facrc=_&imgdii=_&imgrc=-qwfiTnlJOj5KM%3A%3BFIwrWuqO1RABSM%3Bhttp%253A%252F%252Fpixers.it%252Fimage%252F1%252F400%252Fn8nLuEXYjtEUdvnFDQDMuZlQHRHW6vWRMNn1HpmN9pmNpzEUf1jSWcERb1j1fNDXw79QhY1QhQkShUj1h72MhF3FqzSKhZkaMR3KhRGKm5dRkRHT0NnasiGaho2F0Rni%252F64%252F57%252F06%252F0064570654%252F2%252Fquadro-poster-bambino-che-piange-lacrima.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fpixers.it%252Fimmagini-e-poster%252Fbambino-che-piange-15627165%3B400%3B266

L'ansia che il proprio figlio non si nutra a sufficienza appartiene a tutte la mamme. Tanto che la presunta inappetenza è la patologia che porta dal pediatra il 50% dei bambini. Il problema è che questa ansia rischia di fare danni a lungo temine. Se insistiamo, se facciamo ricatti affettivi, se siamo sempre noi a decidere cosa, quando e come mangiare, i bambini perdono la capacità di ascoltare le esigenze del loro corpo e arriva l' inappetenza.
 Questo "panico da cibo" è sempre stata una costante nella preoccupazione dei genitori e proprio ed incredibilmente nelle società agiate; oggi poi questa distorta lettura dei fabbisogni alimentari del figlio si è così esasperata che impone di correre ai ripari.
In passato se il bambino decideva di saltare il pasto, i genitori limitavano a pensare: "Non avrà fame". Questa  apparente indifferenza portava con sé un messaggio importante: ognuno, persino un bambino, ha un'innata capacità di stabilire quanto e quale cibo gli è necessario.

Prevalentemente quindi siamo di fronte a bambini che non mangiano quanto vorrebbero i genitori, ma a sufficienza però rispetto ai loro fabbisogni energetici. Vi sono poi anche bambini che in certi periodi riducono l'alimentazione, e questo può accadere per vari motivi (malattie in corso, con valescenza, problematiche familiari, gelosie con i fratelli, scuola, ecc.). Si tratta in genere di fasi transitorie che non richiedono alcun intervento, ed è comunque inutile stimolare l'appetito con farmacio integratori.

I farmaci "ricostituenti" sono ancora oggi fra i più venduti come anche i cosiddetti integratori "naturali", la pappa reale, il ginseng, e altro. Si tratta di prodotti carichi di suggestione, presentati come capaci di ricostituire qualcosa che si è perso (l'appetito, la memoria, il vigore fisico) e di restituire alla persona, al bambino, allo studente, la carica necessaria per affrontare le difficoltà e gli impegni quotidiani.
Gli studiosi giudicano questi prodotti completamente inutili. Questi farmaci rappresentano evidentemente solo una prescrizione medica semplicistica, un'illusione per il genitore che li dà con fiducia al bambino e soprattutto un buon affare per chi li produce.
 L'alimentazione non è mai solo un fatto di cifre, a nessuna età. Entra sempre in gioco la complessità dei rapporti, come quelli instaurati dai genitori con il bambino e dal bambino con i genitori; ansie, fragilità, meccanismi di difesa..







Fonte, tratto da: "Cosa fare quando i bambini non mangiano" Riza.it la via del benessere
http://www.riza.it/figli-felici/alimentazione/2057/cosa-fare-quando-i-bambini-non-mangiano.html

Il bebè rifiuta la pappa...passaggio dallo svezzamento alla pappa!


 
Intorno ai sei mesi, in genere, i bambini cominciano lo svezzamento.

Lo schema solitamente prevede che la poppata dell’ora di pranzo venga sostituita con un primo cibo semi solido. A seconda delle diverse scuole di pensiero a cui appartiene, il vostro pediatra vi consiglierà di iniziare la creatura alla mela grattugiata o, invece, ad una vera e propria pappa, con brodo, carne, semolino e olio di oliva. Nel tempo, lentamente, tutte le poppate, o quasi, verranno sostituite con cibi semi solidi.

Che succede se il bebè non mangia la pappa, si rifiuta con ostinazione di mangiare quel che gli viene proposto e reclama il seno della mamma?

Se il bebè non mangia, la mamma, in fondo, in fondo pensa di aver sbagliato qualcosa e si sente un po’ in difficoltà. Spesso, però, bastano delle semplici attenzioni per risolvere questa fase un po’ critica.

Intanto, forse non è ancora arrivato il momento dello svezzamento: per il vostro bambino questo non è il momento giusto. Non tutti i bambini sono pronti per passare alle pappe ed al cucchiaino allo stesso momento: c’è chi è pronto prima e chi è pronto dopo. Spesso è sufficiente aspettare anche solo un mese e il problema si risolve da solo: avere sei mesi non significa necessariamente essere pronti.

Poi, è bene escludere  una malattia del momento, come un’influenza o un’otite: in tutti questi casi è meglio rimandare lo svezzamento a quando il bimbo sarà in piena forma.

Se poi vostro bimbo sta bene e siete convinte, d’accordo con il pediatra, che sia il momento giusto per iniziare lo svezzamento ma il piccolo ancora si rifiuta, c’è una prassi, in voga tra alcune mamme: proporre la primissima pappa nel biberon, offrire una succhiata di biberon e poi un’altra e – solo dopo – proporre il seno. Lentamente il bimbo si abituerà ad un sapore nuovo e dopo una decina di giorni o anche meno si berrà tutto il biberon e, solo allora, sarà in condizioni di accettare ed apprezzare il cucchiaino.


Importante è comunque restare calme. Lo svezzamento richiede: calma, dolcezza, alle volte chiede di essere rimandato. Svezzare non significa togliere il vizio ma insegnare al vostro bambino a scoprire cose nuove.

Fonte, tratto da: "Svezzamento: quando il bebè rifiuta la pappa" Donna moderna.com
http://www.donnamoderna.com/mamme/Bambini/svezzamento